Nell'epoca del frenetico arrivismo, dell'ansia cronica, della produzione compulsiva e del subdolo furto del dono più bello che è stato dato all'Uomo, la vita e le sue età, sei giunta tu nella mia storia.
Nell'ossessiva corsa che consuma i nostri giorni, dove il mezzo è ormai il fine, nell'era del fast food e della valutazione in borsa del nostro tempo, che ipoteca la nostra vita a favore dei soliti noti, tu mi hai dato un motivo in più per tenere fuori il mondo, con le sue scadenze e le sue sottili imposizioni, dall'area della coltre di fumo che dal tuo camino sfuma, tendendo a qualcosa di più alto.
Rincuori i miei momenti, ritualizzi e rendi sacro ciò che altrimenti parrebbe banalità, rammenti un passato che non può essere anagraficamente parte dei miei ricordi, ma mi appartiene.
Ne è impregnato il mio sangue e la mia fantasia, con le immagini di un nonno mai conosciuto, ma idealizzato ad una stella grazie alla tenerezza di una madre.
Mi ricordi una saggezza contadina ma aristocratica nell'anima, forse ormai perduta, forse a me inaccessibile.
Una saggezza che odora di terra e di tabacco, di valori che un valore ahimè l'hanno perduto, ma mi costituiscono.
In un mondo di smartphone e di usa-e-getta, tu mi ancori e mi radichi, mi ricordi da dove vengo e mi rammenti ciò a cui aspiro. E ti ringrazio.
E se ogni opportunismo mi ritenesse ormai inopportuno, e l'amore o il sangue avranno preso un'altra strada, tu sarai lì, o almeno spero, a riportar tepore nel mio cuore.
Un fiammifero, un pigino, un umile trinciato, basteranno a te e a me a riportare nel presente il profumo dei momenti migliori.
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