GERMAIN'S SPECIAL LATAKIA FLAKE
Un tabacco a mio avviso squisito, aromi del tutto naturali e privi di sentori sintetici. Una miscela "romantica" come solo Germain ed i due cugini Gawith possono fare, gli unici in grado di far leva su richiami evocativi di secoli di storia, del tabacco e dell'uomo, grazie alla loro inestimabile esperienza. Dolce e morbida, i virginia sostengono ottimamente l'impalcatura di questa delizia, e sono qui protagonisti, per quanto lo possano essere in una "Latakia o English mixture" che dir si voglia. Equilibrata, ma non per questo senza carattere, ne ha eccome, ma non ha bisogno di badilate di latakia per mostrarlo. Qui il tabacco cipriota c'è, ma in medie proporzioni. In realtà me l'aspettavo più sul mild, da come si è capito però è una mixture medium, dove "medium" non vuol certo dire mediocrità: qui parliamo di eccellenza.
Anche gli orientali suonano coerentemente le loro armonie in questo sincronico equilibrio, non sforando mai, presenti a sostenere, ad arrotondare il latakia, ma lasciando ai virginia, apparentemente bright e red, e al cipriota, il ruolo di attori principali.
È sicuramente presto per dirlo, ma rispetto al fratello Penzance di Esoterica, prodotto dalle stesse mani, questo Special Latakia Flake incontra più i miei favori. Il Penzance aveva anche due anni di invecchiamento sulle spalle, ed era in bulk e non in latta, quindi non è un confronto alla pari ed esente da condizionamenti e variabili, ad ogni modo oggi il mio gusto è cambiato, preferisco meno latakia (oltre ad essere meno fondamentalista, fumando oggi anche altro rispetto alle quasi sole english mixture di tempo fa).
Insomma, felice di aver potuto mettere le mani su questo capolavoro, e contento di trasferirmi entro due mesi proprio in Germania, dove è importato, sono sempre più orientato su queste piccole aziende tradizionali che, in quanto a virginia o english mixtures, difficilmente hanno rivali. Paese ha sicuramente molte frecce al suo arco, e che frecce, ma tendo a simpatizzare recentemente per le sopracitate attività ed i loro secoli di storia... ma sono sempre pronto a ricredermi!
SAMUEL GAWITH BROWN No. 4
Gusto pieno, corposo e morbido, nonostante la famigerata carica nicotinica.
In bocca arriva un fumo "pastoso", denso. Mi sto innamorando di questo twist, che unisce un virginia maturo ancora in possesso della sua dolcezza ad un profumato kentucky italiano, che con la sua cura a fuoco regala a questo tabacco dalle fattezze alquanto ambigue, se non equivoche, aromi che, con non troppa fantasia, ricordano le spezie della macchia mediterranea.
Un connubio unico che richiama il profumo di pane tostato, di pelle, di cuoio e di pepe, ovviamente, ma anche qualcosa d'altro che non riesco a definire. Un odore che arriva da lontano, fortemente evocativo, che mi ricorda l'interno della bottega d'un falegname del paese in cui sono cresciuto, in cui sgattaiolavo spesso da bambino, dove con avidità mi inebriavo di quelle fragranze ed essenze che gli umori dei vari legami mi offrivano gratuitamente.
Questo Brown n°4 profuma di antico, di vero, di onesto. Senza fronzoli.
Vuoi per la tipologia (twist, rope, treccia o corda che dir si voglia), vuoi per la forza per molti soverchiante, che può disarcionare come un cavallo imbizzarrito l'impavido che tenta di domarlo abituato a tutt'altro tipo di tabacchi, vuoi perché molti hanno difficoltà a tenerlo acceso, condizione imprescindibile per poterlo fumare, e per il sapore molto semplice, questo Samuel Gawith è tra i tabacchi più incompresi della terra, molti lo odiano (non viene neanche più importato, ma i tre euro in più rispetto ad ogni altra offerta dello stesso brand credo avessero qualche responsabilità).
Quando ero agli inizi degli inizi feci la pazzia di comprarlo, ma me le diede di santa ragione; pagai molto cara la mia incosciente insolenza. Da un po' di tempo a questa parte io, amante delle cosiddette "english mixtures" e dei virginia, con sporadiche virate sugli italici naturali per fumate disimpegnate (ma non per questo poco soddisfacenti), sono approdato ad un'altra famiglia del sapore. Sto vivendo un'infatuazione per questi tabacchi forti e maschi, di cui fa parte anche il Peterson Irish Flake, le varie corde, il Lakeland Dark ecc.
Dove le Em giocano sulla raffinatezza, l'esoticità, e richiamano immagini di nobili e aristocratici, questi altri tabacchi invece rievocano la semplicità e la genuinità, l'onestà, la schiettezza, e ricordano la fatica del minatore, del contadino, dell'operaio di una fabbrica inglese del 19° secolo, che dico, mi portano il sollievo stremato, stordito da cotanta nicotina (e poi c'è ancora chi dice che non è una droga), dopo un'estenuante ed infinita giornata di lavoro, come i personaggi di cui sopra devono certamente aver vissuto.
E come se il tempo ed i chilometri non avessero più alcuna importanza nella struttura della mia personale percezione di realtà, mi sento a fianco a loro, attento a non disturbare, condividendo il silenzio del loro sacro riposo.
HOME BLENDING: L'apprendista alchimista
Fumare la pipa. Fumare la pipa spesso è un'edonistica riflessione a tu per tu con se stessi, compiacente e fidata, essa è la compagna che mai ci tradisce, che, pur seguendo le mille e più piccole accortezze, non ci si nega mai.
Ad essa si lega indissolubilmente l'erba santa, il tabacco, venerato da noi fumatori odierni quanto dagli antichi e saggi nativi oltreoceano. L'uomo ha sempre cercato, da quando ha a che fare con questa magica pianta, e con altre, di andare ad influire sull'irruenza della foglia grezza con l'ausilio di metodi di trattamento del tabacco che vanno dalla cura a fuoco, ad aria, tramite tubature nelle quali passano calde fumigazioni, tramite la luce solare o lasciandola macerare nel suo stesso succo. Un altra via è stata quella della miscelazione, dapprima con altre erbe aromatiche o droghe, poi con le diverse varietà di tabacco, ognuna curata col metodo ad essa più congeniale per poterne estrapolare gli effluvi più soavi e coinvolgenti.
Oggigiorno nel mondo della pipa e del tabacco abbiamo delle persone adibite alla miscelazione che vengono definiti "blenders", c'è chi lavora per una grande azienda consociata, e chi per una piccola casa di miscelazione, talvolta tradizionale e con secoli di vita alle spalle, altre volte per relativamente nuove imprese nate negli ultimi trenta o quarant'anni.
L'Italia non è certo il paese che più incentiva la nascita e la formazione di queste figure professionali, a causa di feudali restrizioni e tasse da far impallidire qualsiasi estorsore. Negli Stati Uniti la questione è abbastanza diversa, vi sono stati, e alcuni permangono ancora, negozi del settore e tabaccherie che miscelano da sè i vari componenti per poi offrirli ai propri clienti, cosicché persone di talento come un Gregory Pease o un Russ Oulette hanno potuto imparare i segreti della miscelazione grazie alla militanza dietro i banconi dei suddetti negozi.
E' opinione abbastanza comune nei circoli virtuali della pipa italiani che quest'arte sia preclusa all'amatore nostrano, e che sia una difficoltà estrema anche solo preparare una miscela fumabile. Tanti inorridiscono al solo pensiero d'un casalingo esperimento di virginia al forno, e la frase che si legge a tal proposito in maniera ridondante sul web suona più o meno così: "Evito di sperimentare con i tabacchi per creare delle miscele casalinghe, per questo ci vogliono tanti anni di esperienza e lascio questo lavoro ai professionisti". Opinione solo in parte condivisibile, almeno da parte mia.
Sulla questione "miscele di miscele" ci sarebbe da fare un discorso a parte e non è mia intenzione in questa sede trattare l'argomento, ma il blending con singoli ingredienti, quasi impossibili da trovare in Italia, ma reperibili all'estero, oltre che un'attività divertente può anche dare qualche soddisfazione in fumata e alleggerire con meno fervore il già scarno portafogli, cosa pur sempre gradita.
Mi sono dato allo "studio" dei vari forum e blog americani dove l'argomento viene trattato con molta meticolosità e ho riscontrato un diverso atteggiamento da parte delle persone. I master blenders sopracitati rispondono a domande, danno consigli, chiariscono i lati oscuri di quest'arte ed incitano alla sperimentazione. Non mi pare nulla di blasfemo.
Personalmente mi sono procurato singoli tabacchi, anche se ne mancano ancora diversi all'appello, ed ho cominciato a giocherellare con bilancia di precisione, vasetti, padelle, cotture a vapore e piccole presse. Non sono un fumatore decennale, sono solo un ragazzo molto appassionato e che investe il proprio tempo libero con questo hobby per me esilarante. Foss'anche solo questo il guadagno, il gioco a mio avviso vale la candela. Pur facendo ricorso a tutta l'umiltà di cui si possa disporre, ed ammettendo e ribadendo l'inesperienza data la mia giovane età, non posso negare di aver allenato i miei sensi ed il mio gusto a carpire la differenza qualitativa che passa tra un Dunhill Standard Mixture odierno ed uno Squadron Leader, tra un Erinmore Balkan Mixture ed un GLP Westminster, tra un Capstan ed un Best Brown Flake di SG od un Blackwood Flake di McClelland. Detto ciò devo ammettere che qualche mia miscela, che sia di tipo "inglese", balkan o vaper, non è venuta per niente male, tanto da farmi preferire il fumare una di esse piuttosto che qualcos'altro reperibile sul mercato italiano tra i prodotti industriali dei grandi gruppi scandinavi.
Non vorrei essere tacciato di superbia ed arroganza, ma non si può certo accusarmi di non essere sincero. Ad onor del vero però non ho ancora potuto far assaggiare qualche mia miscela ad un fratello pipatore, perché il mio unico amico di radica abita a circa quattrocento chilometri da me, quindi non posso ancora escludere la variabile "soggettività" dalle mie valutazioni empiriche, ma provvederò al più presto.
Quando fumai le mie prime creazioni restai io stesso sbalordito, perché avevo preso come dogma inconfutabile il parere di persone molto più esperte di me, ma con qualche rigidità di troppo nel proprio apparato logico. Per creare miscele valide è ovvio ci vuole esperienza, dedizione, studio, sporcarsi le mani di latakia o storcere il naso per lo sgradevole odore di un virginia cotto in padella, spaventarsi nel ritrovare al posto del nostro plug o cake di tabacco un essere alieno e terrificante, fatto di fitti e finissimi quanto morbidi tentacoli, una muffa mai vista sulla terra, oppure mettere in conto di dover scappare da una madre o da una moglie incarognita per il furto di tutti i suoi bormioli destinati al suo ragù, ma ragazzi, è per una giusta e grande causa!
E' vero, l'Italia non è proprio il miglior paese dove poter imparare e crescere in quest'avventura o dove poter riuscire a farla fruttare rendendola il proprio lavoro, ma questo non è importante, l'importante è essere appagati, soddisfatti ed orgogliosi dei propri progressi e delle proprie creazioni, è potersi concedere delle libidinose e trascendenti fumate con la consapevolezza di essere i responsabili e i creatori di quelle ore serene, questo già dovrebbe bastare, ma anche se fosse il mondo è molto, molto grande. In un'era dove è ritornata in auge l'emigrazione, dove la delocalizzazione è diventata la prassi quotidiana, non tagliamo le ali a chi si vuole cimentare nell'apprendistato dell'alchimia, chissà che un giorno, nel Belpaese come altrove, questi abbia la possibilità di mettere a frutto la propria esperienza maturata tra le mura domestiche, appoggiandosi ad un'azienda già inserita o creando esso stesso un'impresa, facendo cambiare idea a chi questo lavoro lo lascia fare ai porfessionisti. Ma questi professionisti, Alfred Dunhill per citarne uno, avranno pur iniziato da qualcosa!
Detto questo, ne vale mille e mille volte la pena. Questa è una di quelle gioie che il nostro hobby può concedere, allora perché precludercela?
Buone fumate a tutti, buone sperimentazioni, possiate non demordere innanzi alle delusioni e gioire quando tutti i componenti suoneranno la vostra personale armonia.
Esoterica Tobacciana: PENZANCE
Questo lo tengo come un vino di un'annata speciale, è un crumble cake (stentata traduzione: torta frantumante), un flake sbricioloso e fragrante. Il latakia è ben presente, di una presenza importante ma mitigata ed equilibrata da dolci, ma proprio dolci virginia in funzione di supporto, e con degli orientali eccelsi che sono ben percepibili. Mi ricorda il Gaslight per la dolcezza, ma a mio avviso meno latakioso e più "oriental-forward". Non sono in grado di recensire un tabacco accennando a sensazioni e paragoni culinari forse molto azzardati, forse a me preclusi data l'inesperienza o l'inettitudine dei miei organi sensoriali, ma ciò che vorrei tentare di fare è trasmettere le sensazioni soggettive che le mixture mi suggeriscono, su di un livello prettamente emotivo. Dettociò, Penzance: morbido, quasi fluttuante, accarezza l'olfatto con aromi antichi e sapientemente miscelati da un'azienda, la Germain, la cui veneranda età e secolare esperienza è di poco inferiore a quella della Samuel Gawith. Meditativo, fantastico, cogitabondo, carezzevole. Fumata scorrevole e senza particolari difficoltà, ma che richiede l'attenzione necessaria per non perdere le sottigliezze e le soavi fragranze che un qualche grande blender della Germain è stato capace di miscelare. Peccato che sia quasi introvabile, se non a prezzi spropositati. C'è da dire che il mio bulk ha su per giù due anni, quindi probabilmente l'apporto aromatico e gustativo del latakia è stato smussato di ogni spigolo. Da provare, da trovare.
RECENSIONE GL PEASE "ODYSSEY"
Abbondanti latakia, orientali in secondo piano e virginia di supporto.
A prima vista può anche spaventare, a ragione, il neofita come me (poco più di un anno nel mondo pipa) perché il colore della mixture è prevalentemente nero e bruno scuro, con qualche accenno di foglie più chiare. Il taglio è grosso, molto wild; tasso di umidità medio-secco, a prima vista quasi croccante, ma ancora lontano dal friabile di un tabacco senza alcuna umidità. All'olfatto la tin emana ovviamente un forte odore fumé, molto carico, che al mio naso inesperto sembra coprire le tracce odorose degli altri tabacchi, se non un'evidenza di spezie che attribuisco agli orientali, che si mimetizzano nella quasi sfrontatezza della foglia cipriana, l'altro odore ben percepibile e che riscontro in varie offerte english/balkan di Pease è una sorta di salsa BBQ, carne alla griglia preparata con spezie e varie droghe che non so identificare e che sono il segreto di molti carnivori appassionati, cuochi della domenica, nelle abbuffate all'aria aperta.
Combustione non così agevole come altre offerte dello stesso blender e della stessa categoria, ma niente di impossibile, solo un poco d'attenzione e qualche riaccensione in più, ma scordatevi Samuel Gawith, che sta alla combustione come un pompiere sta al fuoco.
Una mix molto, ma molto full sotto il profilo aromatico, ma grazie ad un magistrale bilanciamento di orientali e virginia, red e "stoved" (stufati), al latakia non sono permesse molte prepotenze, pur restando in posizione dominante. Se fumato con la dovuta calma, magari dopo un pasto, si viene rapiti dalle fragranze esotiche intense che riesce a regalare, senza bruciori alla lingua, senza nausea da overdose di latakia, con una presenza nicotinica che non si fa avvertire più di tanto. Non è adatto a chi è all'inizio degli inizi, e neanche a chi sorvola abitualmente i cieli della mixture mild-medium, se non con qualche accorta sosta graduale, magari nei dintorni dell'abbazia di Westminster, successivamente sarebbe interessante fermarsi sul Tamigi ad Abingdon, da lì in poi si sarà pronti per l'Odissea, punto forse di non ritorno, che potrà far apparire (a me così sta succedendo) lo Squadron Leader come una pallida e grigiastra giornata di febbraio, con sprazzi di sole che vorrebbe scaldare, ma ahimè fa solo presenza. Mi piange il cuore, quanto ho amato il mio primo amore kendallaro!
Buono, buono, buono!!
IL NOVIZIO DELLA PIPA E LA SCELTA DEI TABACCHI
Sul web troviamo molti consigli su quali miscele siano adatte a dei neofiti, al fine di apprezzare l'utilizzo dello strumento pipa senza esserne esasperati, abbandonandola di conseguenza, ma sopprattutto per ottenerne soddisfazione e appagamento, scoprendo le tipologie più affini al palato di ognuno.
Ora, io non sono certo un maestro con una decennale esperienza nel campo, anzi, sono un giovane ragazzo che, anche se intensamente, "vive" la pipa solo da poco tempo. Io stesso ho affrontato, e sto tutt'ora affrontando, tanto quanto qualsiasi neofita come me, queste problematiche. Credo comunque di aver trovato, almeno per il momento, la mia dimensione, orientandomi principalmente sulle english mixture. Per chi non lo sapesse le "english mixture" sono miscele a base di virginia, tabacchi orientali e latakia. Quest'ultimo è una particolare varietà di tabacco proveniente in origine dalla Siria, infatti Latakia è il nome arabo di una città di questo paese, ed è curato con i fumi prodotti dalla combustione di vari legnami aromatici. Ora però è in maggioranza prodotto a Cipro, a causa delle politiche ambientali e l'instabilità che vi è in Siria. Ahinoi, a dire degli esperti, perché io non lo posso sapere, la qualità del latakia di Cipro è minore. Questo è il componente "caratterizzante" delle mixture di gusto inglese, che dona quel profumo e sapore "fumé".
Oltre a queste miscele, la mia rotazione approda ai virginia puri, perlopiù pressati, o come si dice in gergo "flake", ed in misura minore ai naturali nostrani a base di kentucky. Non disdegno affatto inoltre il sigaro toscano sbriciolato nella pipa.
Si tende a consigliare, a chi si approccia per la prima volta alla pipa, delle miscele dolciastre, aromatizzate alle più svariate fragranze, come vaniglia, cioccolato, ciliegia, e chi più ne ha più ne metta. Vi è infatti una sotterranea convinzione, a mio parere infondata, che per far apprezzare il tabacco ai neofiti vi è bisogno di ammorbidirlo, secondo me coprirlo, con aromatizzazioni chimiche varie.
Veniamo alla mia esperienza. Io non conoscevo nessuno che fumasse la pipa, nessuno mi ha consigliato, spinto, "iniziato" a questo mondo, quindi, desideroso di fare mio questo modo d'essere, mi sono buttato. Il primo giorno ho addirittura caricato la pipa con il tabacco da rollo, che solitamente si trasformava nelle mie venti sigarette quotidiane, e non contento lo aspiravo addirittura nei polmoni!
Il giorno seguente sono andato in uno dei tabacchini meno forniti d'Italia, reclamando il MIO primo tabacco da pipa, poco dopo uscivo da quel buco maleodorante e polveroso con una busta di forte tra le mani, l'unico che aveva. All'apertura, con le zaffate di kentucky, sono stato riportato indietro nel tempo a quando, quell'incosciente di mio zio, mi fece fare qualche tiro di un suo toscanello. Non avevo neanche dieci anni.
Una volta a casa, ho caricato la mia pipa (comprata il giorno prima a venticinque euro, che avrebbe il complesso d'inferiorità davanti ad una qualsiasi pipa da cesto), ed ho provato a fumare.
Tanti provano, cominciano con la pipa, e tanti abbandonano poco dopo per le spesso inevitabili difficoltà. Per me così non è stato, forse perché non ho fumato per una qualche curiosità, ma perché io mi sono proprio innamorato dell'oggetto pipa, e questo molto prima di fumarla! Addirittura una notte ho sognato di essere in Russia, terra natia della mia fidanzata, a Mosca, in uno stupendo, caldo e accogliente negozio pieno di pipe spettacolari, il cui prezzo, ricordo bene, era di soli venticinque centesimi di euro! Una notte stupenda, ma che tristezza al risveglio!
Comunque, tornando a noi, diciamo che la pipa va "conquistata". La pipa è strumento di relax, di meditazione, direi senza esagerare che la pipa fa assaggiare veri e propri momenti di beatitudine. Prima che questa possa offrirsi però, come una donna che si rispetti, va corteggiata, coccolata. Dobbiamo conoscerla, carpirne i segreti, chiedere consiglio a chi la frequenta, sui suoi gusti e su ciò che la fa sorridere. E' un processo, più o meno lungo, più o meno difficoltoso, ma poi finalmente succede. L'iniziale diffidenza diviene accondiscendenza, poi fiducia, infine ci porge il suo "si, possiamo fare un cammino insieme". La pipa richiede perseveranza, e solo con questa, essa, si dona.
Tornando a noi, caricata a "Forte," la mia prima pipa che oramai non fumo più (ma che conservo gelosamente neanche fosse una reliquia), mi ha lasciato a tratti perplesso, ma sempre più affascinato. Col senno di poi, credo che quel lontanissimo e remoto giorno di ben cinque mesi fa, si fa per dire, quell'unico tabacco sia stato, per me, il miglior primo tabacco che IO potessi provare. Innanzitutto non ha alcun problema di combustione, è molto regolare e non dà difficoltà. Amo il gusto di tabacco, e si, è forte di nome e di fatto, ma per me neanche poi tanto.
Ho capito, sulla mia pelle e con la mia sola esperienza (ricordiamo che sono stato un fumatore di sigarette, in una famiglia di fumatori, per dodici anni), che l'uso della pipa per fumare tabacco è agli antipodi rispetto alle bionde, difatti si serve di altri sensi. E' molto più vicino, più affine, al cibo, difatti non ci sogneremo mai di mangiare a tutti i pasti, per quanto ci piaccia, il nostro piatto preferito. Con le sigarette invece si tende ad avere una preferenza e a mantenerla, salvo eccezioni quali l'aumento di prezzo o altro, e a fumare lo stesso tipo vita natural durante (anche se io ho cambiato almeno 5 tipi di sigarette).
Un'altra sotterranea convinzione di molti navigati pipatori, riguardo ai tabacchi adatti a neofiti, è che le english mixture, d'ora in poi utilizzerò l'acronimo EM, siano un punto d'arrivo, e non certo di partenza, di un fumatore di pipa. Ieri ho avuto la prova che questa credenza sia falsa.
Abbiamo organizzato una grigliata tra vecchi amici che non vedevo da tempo, fumatori di sigarette perlopiù rollate nelle cartine, ed ho portato con me svariati miei tabacchi, in maggioranza Samuel Gawith. Oltre alle mie pipe giornaliere, ne ho portate due in più, per loro. La scelta di tabacchi che avevamo a disposizione era: Erinmore Latakia Supreme; Toscano Garibaldi sbriciolato; Capstan Navy Cut, un flake; vari miei Samuel Gawith, come Brown n°4 (un "twist" treccia o corda che dir si voglia, di virginia arrotolato in kentucky italiano); Balkan Flake; Commonwealth e Squadron Leader.
Ho ritenuto opportuno farli approdare direttamente alle EM, e per facilità in fumata e combustione (devo ammetterlo, anche per il prezzo), ho caricato le loro pipe con l'Erinmore Latakia Supreme, che poi tanto "latakia supreme" non è, a mio avviso. Erano molto interessati, ma questa miscela non li ha entusiasmati troppo. Per uno era troppo docile e leggera, opinione che condivido pienamente, all'altro invece è abbastanza piaciuta. Erano molto impazienti di provare un altra miscela, ma li ho obbligati a mangiarsi prima una braciola, quindi ho selezionato per il primo, che voleva sentire quel sapore affumicato con più decisione, il Commonwealth. Ovviamente ero titubante per la mia decisione, proprio per il fatto che egli fosse un "neo-novizio", e questa miscela non è proprio tra le più adeguate al caso specifico. Al secondo amico invece è andato in sorte lo Squadron leader. Si comincia a fumare di gran classe. Il ragazzo dello Squadron se n'è immediatamente innamorato, e così, incuriosito, quello del Commonwealth ha voluto fare qualche puff dalla sua. Inutile dire che si è deciso all'unanimità che la fumata seguente sarebbe stata di quella particolare miscela di virginia, orientali, e una manciata di latakia: lo Squaron Leader insomma. L'intervallo preparatorio all'ultima fumata ha compreso altre bistecche alla brace, un po' di bicchieri del nostro teroldego rotaliano e qualche canzone cantata a squarciagola, accompagnata da una chitarra (suonata tra l'altro divinamente da uno dei nostri).
Giunto il momento tanto atteso, ci siamo abbandonati alla degustazione. Che dire, senza esagerare, sono rimasti catturati da quegli aromi, quasi floreali, con quel tocco di latakia che non sovrasta, poco ma si sente e fa il suo dovere, e l'hanno eletto a primo tabacco da pipa preferito. Devo dire che è anche la mia mixture preferita, e se avessi la possibilità di prendere solo una miscela, non sceglierei che questa. Non ho potuto non regalare una pipa a testa ai miei due amici, fiero di aver fatto scoprire ed apprezzare questo magico strumento, e la miscela che, seppur della marca forse più costosa, è davvero di qualità (forse in Italia la più alta raggiungibile, come tutti i Samuel Gawith). Sono rimasto sinceramente e piacevolmente sorpreso di aver fatto breccia nel loro cuore con questa mia passione, ma soprattutto che delle persone alle loro prime pipe sono riuscite ad individuare e ad apprezzare la qualità di un tabacco, rispetto all'Erimore senza possibilità di paragone, due pianeti differenti e lontani anni luce, innamorandosene senza avere alcuna precedente conoscenza, capendo fin da subito la differenza tra l'eccellente qualità e ciò che qualità, a mio parere, non è.
VENTISEI ANNI ED UNA PIPA IN BOCCA
Giorno 28 agosto del presunto duemilaquattordicesimo anno dopo la morte di un tal Jeshua di Nazaret; ore 15 e 46.
Savinelli nera, sabbiata, caricata a Squadron Leader di Samuel Gawith, al momento la mia mixture preferita. Questa è la pipa della verità, le scarsissime finanze di uno studente non mi permettono al momento una spesa tabagifera diversifica ed un quesito logorante mi divide. La tin da 50 grammi dello Squadron non mi donerà più d'un'altra carica, ma sono tentato all'acquisto del "Perfection" della stessa casa, volendo trovare una mixture che si ponga tra la "dolce docilità" del sopracitato mio preferito e la pienezza degli aromi affumicati del Commonwealth dello stesso produttore, fortunatamente già presente nel mio personale reparto tabacchi. Da neofita quale sono desidero ampliare la mia conoscenza piparia e tabagica, inoltre sono stato allettato da un articolo letto sul blog di una persona che è un'enciclopedia nel campo, oltre che una penna forbita, che mi ha fatto scoprire lo Squadron Leader ed i Samuel Gawith (quanto gliene sono grato), innamorandomi del brand ma soprattutto delle English Mixture.
Ho preso parte a questo mondo, come stregato, solamente da alcuni mesi. Passeggiando quotidianamente sotto i portici del centro di Torino, mia città d'adozione, osservavo distrattamente, come d'abitudine, le vetrine dei negozi, accorgendomi di volta in volta che il mio sguardo, attratto da qualche misterioso magnetismo, si posava sempre più spesso e con sempre maggior ostinazione, su quegli strani oggetti che appartenevano ad un passato di cui non ho memoria. Ero colpito dall'eleganza, dalla sinuosità, azzarderei sensualità di quelle forme, che delle automatiche associazioni d'idee mi portavano alle immagini a prima vista inconciliabili della genuina, rude e saggia vita contadina a quelle raffinate, colte, elitarie, di gentiluomini d'altri tempi. Luoghi comuni? Immagino di si, fatto sta che, sotto lo strato della consapevolezza, avevo associato quegli oggetti allo stereotipo dei valori e delle qualità che desidero e a cui aspiro, creando una connessione invisibile con il passato che tanto mi affascina ed il mio amore per il classico, essendone sempre stato escluso perché privo di un "ponte generazionale" che lo potesse rappresentare. E' stato lì che è sorto in me un nuovo desiderio, volevo una pipa.
Ho ventisei anni ma ne dimostro molti di meno, e devo dire che avere gli occhi di molti sulla strada puntati addosso non è così piacevole, anzi. Nei forum del web ci sono vari giovani bene o male miei coetanei, ma sulla strada per me è raro trovare anche un pensionato con la pipa in bocca!
IL RITO. IL RICORDO. UNA POESIA.
Nell'epoca del frenetico arrivismo, dell'ansia cronica, della produzione compulsiva e del subdolo furto del dono più bello che è stato dato all'Uomo, la vita e le sue età, sei giunta tu nella mia storia.
Nell'ossessiva corsa che consuma i nostri giorni, dove il mezzo è ormai il fine, nell'era del fast food e della valutazione in borsa del nostro tempo, che ipoteca la nostra vita a favore dei soliti noti, tu mi hai dato un motivo in più per tenere fuori il mondo, con le sue scadenze e le sue sottili imposizioni, dall'area della coltre di fumo che dal tuo camino sfuma, tendendo a qualcosa di più alto.
Rincuori i miei momenti, ritualizzi e rendi sacro ciò che altrimenti parrebbe banalità, rammenti un passato che non può essere anagraficamente parte dei miei ricordi, ma mi appartiene.
Ne è impregnato il mio sangue e la mia fantasia, con le immagini di un nonno mai conosciuto, ma idealizzato ad una stella grazie alla tenerezza di una madre.
Mi ricordi una saggezza contadina ma aristocratica nell'anima, forse ormai perduta, forse a me inaccessibile.
Una saggezza che odora di terra e di tabacco, di valori che un valore ahimè l'hanno perduto, ma mi costituiscono.
In un mondo di smartphone e di usa-e-getta, tu mi ancori e mi radichi, mi ricordi da dove vengo e mi rammenti ciò a cui aspiro. E ti ringrazio.
E se ogni opportunismo mi ritenesse ormai inopportuno, e l'amore o il sangue avranno preso un'altra strada, tu sarai lì, o almeno spero, a riportar tepore nel mio cuore.
Un fiammifero, un pigino, un umile trinciato, basteranno a te e a me a riportare nel presente il profumo dei momenti migliori.
bella la vita se durasse
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